Intervista ad Antonio
Alunno della scuola dal 1961-1965

Antonio a Piancavallo negli anni '60

Intervista telefonica, 31 marzo 2007
Hanno condotto l'intervista: JONATHAN, FEDERICA, SIMONA, SIMONA A., MATTEO

Buongiorno sono una ragazza di seconda media di Piancavallo e sono qui con la mia classe e le mie professoresse. Potremmo farle qualche domanda su come era la scuola un tempo?
Certo! Ciao a tutti!  

Abbiamo ricevuto ieri il giornalino e le foto che ci ha mandato.
Bene!  

A quanti anni è stato a Piancavallo?
La prima volta avevo 10 anni e facevo la quinta elementare. Sono stato quattro anni fino alla terza media compresa. Naturalmente ho fatto anche l'esame. Erano gli anni ‘61-‘65.  

Da dove veniva?
Da Milano.  

Come ha saputo di Piancavallo?
Ero un bambino piuttosto gracile e piccolino e soffrivo di grandissimi mal di testa. Il dottore che mi seguiva a quel tempo ha consigliato a mia mamma di rivolgersi al Centro Auxologico. Ho fatto tutti gli esami che a quel tempo si facevano, hanno visto che potevano darmi una mano e mi hanno accolto al Centro.  

Cosa si ricorda del suo arrivo a Piancavallo?
Mi ricordo che a quell'epoca avevo 10 anni, non avevo mai lasciato la mia famiglia poi non stavo tanto bene e dunque devo ammettere che indubbiamente i primi tempi sono stati un po' difficili. Compagni nuovi, maestra nuova, ambiente nuovo… e poi a quel tempo, anche per i genitori non era semplice arrivare fin su. Se non ricordo male, allora per chi veniva da Milano non c'era l'autostrada che arriva quasi fino a Intra: allora dovevano prendere il traghetto, attraversare il Lago Maggiore… era un viaggio!  

Dove dormiva?
Se non ricordo male al secondo piano in una delle camerate.  

Si ricorda di qualche assistente o dottore?
Sì certo. In quinta elementare mi ricordo la signorina Michelina Geddo che era la mia assistente, veramente carissima che mi ha aiutato veramente molto. Tieni conto che non abbiamo smesso di scriverci per tutti questi anni e adesso coi sentiamo per telefono. Come dottore mi ricordo naturalmente del professor Morabito del quale – confesso – avevamo tutti un po' paura. Era molto bravo come dottore ma molto autoritario. Francamente lo ricordo ancora quando qualcuno scappava e veniva ripreso non più in là di Ma negra, quando veniva riportato su un quarto d'ora un po' così lo passava…  

Ci può raccontare come si svolgeva la giornata?
Se non ricordo male la sveglia era intorno alle sette. Poi ci si lavava nei bagni e si andava in refettorio a fare colazione: eravamo divisi in squadre separate con l'assistente, il caposquadra, in fila per due. Si faceva colazione velocemente dopodichè nei giorni di scuola, chi era in quinta elementare andava su al quarto piano dove c'erano delle piccole aule. Quando ho frequentato le medie, invece, uscivamo, vestiti piuttosto pesantemente perché come sapete faceva piuttosto freddo a Piancavallo. Dunque neve o non neve si andava lo stesso alle baracche. Si entrava nelle baracche che erano delle costruzioni di legno verdi. Mi ricordo che c'era il pavimento in legno, piuttosto polveroso e rumoroso. Il riscaldamento era dato da una stufa a carbone e legna: mi ricordo che negli ultimi anni in seconda e in terza media, uno dei bambini di ogni classe andava prima ad accendere la stufa e prima di andare in classe c'era il fornaio aperto che ci dava sempre 3-4-5 panini caldi per tenerci un po' su. Il fornaio era, avete presente l'albergo? Guardando l'albergo, una delle prime porte sulla destra sotto una specie di portico c'era il fornaio che molto caramente ci dava dei panini caldi. Dopodichè si passava la mattina a scuola: mi ricordo bene di alcuni miei insegnanti. C'era la professoressa Cicognani di lettere, la professoressa Ligutti di francese e la professoressa Marciante di matematica. Si stava lì quattro o cinque ore poi si andava a mangiare. Il pomeriggio era dedicato in parte ai compiti, specialmente nelle prime ore e poi a giocare nel prato o nel campo di calcio. Adesso c'è il parcheggio ma allora c'era un bel campo di calcio e anche se nevicava si giocava con gli scarponi. Se proprio non si riusciva a giocare nel campo si giocava in quel piazzale che si trova proprio davanti alla chiesa. Si arrivava quindi alla cena – se non ricordo male si mangiava piuttosto presto, verso le sette-. Si andava in camerata, si faceva magari ancora qualche compito e al più tardi alle nove le luci venivano spente. Mi ricordo che i primi anni suonavano l'Ave Maria di Gounoud che devo dire era un po' angosciante… e quello che proprio non piaceva a nessuno era che lasciavano accesa in queste camerate piuttosto grandi “la notturna”, la chiamavano così: era una lampadina blu per cui non c'era mai buio completo. Negli ultimi anni fortunatamente hanno rinunciato a questa luce e l'hanno tolta. Questa più o meno era la giornata tipo. Poi c'era la messa la domenica e chi era chierichetto come me, si andava spesso a turno a dire messa con Don Walter e quindi bisognava alzarsi mezz'ora prima perché la messa era alle sette. Insomma questa era la settimana.  

La scuola nuova non c'era ancora?
No, no. Allora non c'era ancora né la nuova scuola, né la nuova ala che dà verso il Lago Maggiore, né la nuova chiesa che è stata inaugurata nella primavera del '65. Prima di allora c'era una cappella piccolina fuori dove non si andava mai perché era troppo piccola: la messa si celebrava nella chiesa che c'era dietro l'atrio d'entrata.  

Quante erano le baracche?
Quattro perché allora c'era la media e l'avviamento. Si trovavano davanti, dove ora sorgono le scuole nuove. Avevano un piano solo: erano casette in legno verdi. C'era una porta d'entrata, una stufa, delle finestre piccoline… insomma molto spartane. Ci stava una classe: allora le classi non erano molto grandi, circa una quindicina di ragazzi.  

Studiavate tanto? Sì, direi di sì. Al pomeriggio i compiti ti portavano via due-tre ore. C'era una certa severità e un certo impegno. D'altra parte devo dire che se i miei studi andarono piuttosto bene devo ringraziare le basi che mi dettero soprattutto le professoresse Cicognani e Ligutti. Oggi parlo francese molto bene perché l'ho studiato a quel tempo.  

Che studi ha fatto quando è tornato a Milano?
Ho fatto il liceo classico poi lettere moderne e poi ho cominciato a lavorare.

E' vero che sapeva il latino?
Sì mi piaceva molto.  

Ci hanno detto che in prima media sapeva già tradurre Cicerone alla perfezione…
Mi sembra un po' esagerato ma se l'ha detto la mia insegnate… Mi piaceva molto. La capacità e la bravura della prof.ssa Cicognani è stata quella di far amare anche il latino, per esempio.  

Alla sera cosa facevate?
Beh la sera non c'era molto da fare… Naturalmente si stava dentro si giocava un po'… E una cosa che non vi ho detto prima e che capitava spesso, quando pioveva o c'era troppo freddo per poter uscire, a pian terreno c'era una piscina, una palestra e un grande spazio dove c'era il ping-pong e si giocava. La sera finito di mangiare si andava su in camera, magari si studiava un attimo, si leggeva, si chiacchierava un po' tra compagni e poi alle nove a letto. La mattina naturalmente bisognava farsi il letto. E sì! Alla sera quando ci si spogliava c'era il letto, un armadietto con una piccola ribalta che si tirava giù per fare i compiti e lo spazio per mettere i nostri vestiti le scarpe... Quando ci si spogliava bisognava mettere i vestiti in modo perfetto altrimenti passava qualcuno e ti faceva alzare e ti faceva mettere a posto e alla mattina dopo esserci lavati bisognava rifare il letto in modo perfetto. Un po' come al militare insomma.  

Andavate al cinema?
Sì certo: il cinema c'è sempre stato e veniva proiettato proprio in quello spazio a pian terreno che vi dicevo prima. Immaginate che eravamo tutti lì, tutti i bambini del Centro e i film che ricordo con più piacere erano quelli di Don Camillo, qualche western, però erano più o meno sempre gli stessi. Poi ogni tanto la pellicola si rompeva perché era come una volta, c'era la “pizza” così chiamata, e ogni tanto si rompeva. I bambini gridavano come matti… Ovviamente quando si vedeva il cinema c'era una rigorosa separazione tra bambini e bambine: mi ricordo i bambini sulla destra guardando lo schermo e le bambine sulla sinistra. In genere il cinema si proiettava il sabato sera.  

Lei sciava?
Sì, ho imparato lì. Ho imparato grazie al professor Roberto Culot che era un bravissimo insegnante. Tra l'altro mi ricordo che era un bellissimo uomo – almeno così dicevano le assistenti – biondo con gli occhi azzurri… veramente un atleta perché sapeva fare di tutto. Ho imparato con degli sci di legno, con degli scarponi a stringa e con degli attacchi degli scarponi che probabilmente se li vedeste oggi direste: “Ma questa è preistoria!”. Si andava su a quello che chiamavamo “il disco” – non so perché lo chiamavamo così -. In fondo al parcheggio dove i visitatori adesso mettono la macchina sulla sinistra, c'era anche lo skilift quando funzionava ovviamente altrimenti si andava su a piedi, e ho imparato lì insieme a molti miei compagni ai quali piaceva sciare. E si sciava spesso…  

Il mese scorso è venuto da noi il professor Culot con la moglie a parlarci ed è davvero molto in forma. Pensi che gli siamo andati incontro ma non l'abbiamo riconosciuto perché pensavamo di vedere due persone un po' adulte e dunque li abbiamo oltrepassati perché ci sembravano troppo giovani! Insegna ancora alla Cattolica e ha una palestra a Verbania.
Incredibile! Io lo ricordo con grandissimo affetto il professor Culot perché era bravissimo. Ricordo che a me piaceva molto la ginnastica a corpo libero, il quadro svedese… e lui tutti gli anni organizzava un “saggio” – lo chiamavamo così – e i bambini migliori ricevevano una medaglia. Ricordo che a me piaceva molto questo tipo di ginnastica e riuscivo molto bene, devo dire.  

Ha ricevuto anche lei delle medaglie?
Sì. Ne ho ricevute due: una per il saggio di ginnastica e una per il profitto.  

Cosa si doveva fare per guadagnarsi queste medaglie?
Cosa devo dirvi? A ginnastica ero bravino e quindi generalmente al saggio di corpo libero – modestia a parte – arrivavo primo. Per quanto riguarda il rendimento scolastico c'era un altro tipo di medaglia – se non ricordo male erano in simil oro, argento e bronzo – e anche quella lì, visto che riuscivo benino anche negli studi, riuscivo ad arrivare al primo posto.  

Ci può descrivere qualche sua insegnante?
Certo: quelle che mi vengono in mente sono soprattutto le professoresse Cicognani, Ligutti e Marciante. La signorina Cicognani era una ragazza giovane di Faenza e mi ha seguito per tre anni e a quel tempo la professoressa di lettere aveva tutte le materie a parte francese e matematica. Era entusiasta era all'inizio della sua carriera era un'amica più che una professoressa. Era bravissima sia in latino sia in italiano, addirittura conosceva anche inglese e chi preferiva fare questa lingua – allora erano pochissimi – la poteva fare con lei. Con la signorina Cicognani ci scriviamo ancora adesso: è nonna, ha diversi nipotini ed è un ricordo che non passa più. La professoressa Ligutti, la signorina Ligutti, come insegnante era molto brava sia d'italiano che francese. Il francese lo conosceva molto bene sia come pronuncia, sia come grammatica. Il problema era che era estremamente severa. Vi racconto solo una cosa: a quel tempo l'autorità era la signorina Alessandrini che era la Direttrice del Centro. Aveva una vicedirettrice che era la signorina Rita Pietra che era terribile e ovviamente anche lei talvolta si ammalava o tutte e due dovevano andare a casa e allora chi sostituiva la vicedirettrice era la signorina Ligutti.

Vi posso assicurare che quei giorni in cui c'era lei era peggio di quando c'era la vice direttrice incaricata.. Della professoressa di matematica ho un ricordo così, premetto che la matematica non mi è mai piaciuta, lei cercava di spiegarci le espressioni ma io non riuscivo a capirne l'utilità e quindi non andavo molto bene e lei era molto severa per cui non ho un buonissimo ricordo.

Ci hanno parlato della professoressa Colombo di musica, la ricorda?
No! Mi sembra che nelle medie non facevamo musica, forse era nell'avviamento. Se non ricordo male la scuola media unificata è iniziata l'anno dopo della mia terza media.

Infatti dovrebbe essere l'anno 1964/65.
L'avviamento si chiamava Avviamento Professionale.

Ha mai fatto qualche gita?
Sì ovviamente! Le facevamo a Torino, sulle isole del lago Maggiore, ricordo soprattutto queste. A Torino a vedere la Sindone e il Castello, e a visitare tutte e tre le isole del lago.

Vi comportavate bene?
Beh! Questa è una domanda indiscreta. Diciamo che in quel tempo la disciplina era piuttosto severa però eravamo pur sempre ragazzini e se potevamo combinare qualcosa lo si faceva volentieri ovviamente.

Bisticciava con i compagni?
Poteva capitare anche se in linea di massima si andava d'accordo abbastanza però era come oggi, c'era chi era più simpatico e chi meno e qualche scazzottata scappava. Niente di grave, anche giocando a pallone un'entrata un po' dura, un fallaccio qualche reazione la provocava ma immediatamente interveniva l'assistente con uno scappellotto a tutti e due e chiuso.

Nel fine settimana venivano i suoi genitori?
Sì, generalmente alla domenica, arrivavano su con il pulmann dopo un viaggio se non ricordo male quello che mi raccontava mia mamma di 4 o 5 ore da Milano. Arrivavano intorno alle 11 o 11,30, si mangiava un boccone magari con loro in albergo dove c'era un ristorante dove si mangiava piuttosto bene. Poi verso le tre, tre e mezza il pulmann li portava via tutti. Devo dire che però per molti bambini forse, la dico grossa, l'arrivo dei genitori era un po' una scocciatura perché impediva di giocare con gli amici. Però erano genitori che venivano su e faceva piacere insomma.

Abbiamo visto una sua foto dove c'è anche Monsignor Bicchierai, si ricorda di lui?
Mi ricordo molto bene di Monsignor Bicchierai anche se in quella foto la signorina Geddo dice che non è monsignore ma l'arcivescovo Colombo all'inaugurazione della chiesa nuova. A prescindere da ciò direi che era una figura a cui noi volevamo molto bene, pur sapendo che era lui il capo di tutto il Centro, era un uomo che si faceva voler bene per quelle poche volte che lo vedevamo perché non era molto spesso lì. Pur essendo piccoli capivamo che era un prete un po' speciale, un uomo molto pratico, con tantissime idee e un'energia veramente enorme perché creare una cosa del genere non è da tutti. Ricordo che a lui piaceva molto sentir cantare i bambini. Io dalla prima media alla terza ero chierichetto, però in quinta elementare facevo parte del coro dei bambini e ricordo sempre che uno degli inni che si cantava sempre oltre a quelli religiosi era “Sole che sorgi libero e giocondo”, magari le vostre insegnanti sanno di che cosa si tratta. Ho un ricordo molto positivo e molto bello di quando veniva su. Poi amava stare con noi, ci faceva studiare, ci caricava, era un bravo prete.

Veniva da solo?
Questo non lo ricordo, penso che venisse in auto con l'autista ma non ne sono sicuro.

Ha conosciuto anche la signorina Clotilde?
Non lo so, è un nome che non ricordo.

Cucinava in albergo.
Tenete conto che noi mangiavamo in refettorio e c'era una cuoca molto brava di cui però non ricordo il nome.

Si mangiava tutti insieme?
Si mangiava tutti nello stesso refettorio però si mangiava per squadre, ad esempio c'era la squadra della prima, della seconda, della terza media e si arrivava dai piani dei maschi e delle bambine divisi per squadre. Metà refettorio era per i bambini e metà per le bambine.

Indipendentemente dai problemi di salute?
Sì, anche se ben ricordo c'era un'ala riservata alle persone che dovevano dimagrire perché dovevano essere controllati piuttosto attentamente perché succedeva questo: bambini come me che non mangiavo molto oppure quando c'era qualcosa che non ci piaceva e poiché non ci si poteva alzare fino a quando non avevamo finito tutto, quindi sapendo che c'era un'ala dove qualcuno aveva sempre fame la tendenza era rifilare questa roba che veniva accettata molto volentieri. Poiché le signorine sapevano questa situazione preferivano tenere separati questi bambini, noi però il modo per far loro arrivare qualcosa lo riuscivamo comunque a trovare.

Facevate delle passeggiate?
Le passeggiate generalmente erano o ai campetti un po' più avanti delle nuove scuole sulla sinistra e lì si giocava a pallone, a volte si arrivava proseguendo sulla strada a quella che noi chiamavamo la curva, quella grande curva che da sul lago Maggiore. Poi c'era la passeggiata alle grotte scavate dai soldati nella prima guerra mondiale o verso il monte Zeda. Quest'ultima era più rara perché era una passeggiata un po' più lunga, si faceva specialmente in primavera ed era una festa, era un modo per uscire dal Centro.

Ricorda un amico in particolare?
Di amici ce ne erano tanti ma ricordo in particolare Paolo , Luigino e poi c'erano anche le amiche ragazzine. In particolare ne ricordo due con cui sono ancora in contatto, Eleonora e Mariella di Torino. Con Mariella ci siamo ritrovati tre o quattro mesi fa per lettera e stiamo ricordando Piancavallo.

È stato fidanzato qui?
Confesso di sì! Ho avuto la mia prima ragazzina in terza media.

Anche noi.
Mi sembra giusto.

Ha un ricordo particolare?
Sono tanti i ricordi.

Un aneddoto?
Una cosa che ci colpiva sempre era quando nevicava, perché quando nevicava, nevicava forte. A volte addirittura non si riusciva ad uscire dal centro per andare alle “baracche” e quindi si facevano i compiti o si studiava in camerata. Ci colpivano anche le nubi basse sul lago Maggiore che sembrava un catino pieno di cotone e su da noi c'era un sole splendido. Inoltre ognuno di noi aveva i suoi problemi di salute e alla mattina presto verso le sei e mezza quando eravamo ancora a letto passava un'infermiera con una specie di carellino con delle siringhe. Sapevamo che prima o poi ci toccava magari iniziare un ciclo per due o tre mesi e questo era sempre un momento un po' difficile perché non c'erano gli aghi di adesso ed erano piuttosto dolorosi. Un altro ricordo è quando si andava a Manegra, una passeggiata lunga, a raccogliere le castagne. Poi bisognava tornare su con i sacchi pieni di castagne.

Ha mai pianto?
Direi di sì, specialmente il primo anno, alla sera, i primi mesi piangevo. C'è poco da dire e questo capitava a tanti bambini. Ho avuto però la fortuna di avere la signorina Geddo che mi ha dato veramente una grandissima mano per superare quei momenti. Poi vi sembrerà strano ma in terza media quando pur a quell'età ci rendemmo conto che si trattava della fine di un ciclo, che non sarei più tornato su, che non avrei più visto gli amici, la mia ragazzina, ebbene gli ultimi giorni sono stati molto difficili. Allora lì i pianti c'erano.

Che ricordo ha di don Walter?
Di don Walter ho dei ricordi molto belli. Tenete conto che con lui sono stato nel coro e poi sono stato il suo chierichetto capo per tre anni. Aveva in me grandissima fiducia tanto che mi ha dato l'incarico con Mario Palmi di servire messa all'inaugurazione della chiesa. Ci vedevamo ogni giorno, era un uomo spiritoso, che giocava a pallone, insomma era un amico più che un prete o un insegnante.

È ancora in contatto con don Walter?
No! Purtroppo no.

Per lei è stata un'esperienza utile venire a Piancavallo?
Direi non solo utile per la mia salute e tenete conto che essere rimasto su per quattro anni è stata una cosa piuttosto rara in quei tempi perché in genere si stava su uno o due anni, per quanto riguarda la salute mi hanno rimesso veramente in sesto. Mi hanno fatto crescere anche se sono rimasto abbastanza piccolo rispetto ai parametri attuali, però in quei quattro anni, se non ricordo male sono riuscito a crescere 20 centimetri , che non è poco. Come studi mi diedero delle basi che mi hanno aiutato ad andare avanti negli studi per tutta la vita. Soprattutto un'esperienza del genere dal punto di vista del carattere e posso dirlo della ricchezza interiore sono stati anni che mi ritengo fortunato di aver vissuto.

Chi potremmo contattare?
La signorina Cicognani sarebbe senz'altro lusingata e felice di darvi una mano. Mi pare che la signorina Ligutti l'avete già contattata e purtroppo non ne ricordo altri.

È ritornato poi a Piancavallo?
Molto spesso, i primi anni dopo le medie sono tornato due o tre volte per le feste degli ex-allievi dove ci si ritrovava abbastanza numerosi.

Si facevano regolarmente queste feste? Non ne abbiamo avuto notizia prima.
Mi sembra di sì, io sono andato almeno due o tre volte, penso che siano proseguite per un po' di anni. Poi purtroppo ho cambiato casa e non ho avuto l'accortezza di comunicarlo all'Auxologico e di conseguenza mi hanno perso di vista. A parte queste occasioni, ogni due o tre anni, magari in estate, o da solo, o con il mio cane, o con mia moglie, una giornata intera la passo su.

Se ha occasione di venire su, perché non viene a trovarci a scuola?
Volentieri. Ma voi siete sempre lì? Anche d'estate? Non penso.

Noi purtroppo stiamo soltanto un mese però facciamo dei rientri.
Ho capito.

Le piacerebbe venire in occasione dei cinquant'anni dell'ospedale e della scuola?
Senz'altro.

La avviseremo quando si farà festa.
Benissimo, grazie!

Ci farebbe molto piacere fare la sua conoscenza di persona. Anche perché ci hanno parlato molto di lei. La ringraziamo molto per il tempo che ci ha dedicato. Riscriveremo gli appunti e glieli invieremo per controllo, può aggiungere se ricorda altro o segnalare eventuali errori.
Va benissimo. Vi invierò via fax la pagina del giornalino che non vi ho mandato.

Abbiamo visto che c'è un suo articolo sulla neve.
L'articolo prima sulla scuola è sempre mio ma no so perché mi è scappata la pagina finale dove tra l'altro si parla anche di don Walter. Ve lo manderò.

Grazie, veramente molto gentile. Nel disegno della prima pagina c'è una grande A. Significa Auxologico?
No, se voi andate a vedere lì c'è sulla strada che va all'albergo c'era una specie di edicola che faceva una croce e credo ci fosse un'immagine sacra. Immagino che non ci sia più.

Infatti non c'è.
Era una cosa molto rustica, un palo con due assi in croce con sopra un crocefisso.

Abbiamo visto anche le foto della chiesetta, era veramente deliziosa, peccato che sia andata distrutta.
È stato un vero peccato.

La ringraziamo ancora molto.
Buon lavoro. Arrivederci.

 Grazie.
Ciao ragazzi!

1965 - Chirichetto capo in occasione dell'inaugurazione della chiesa nuova di Piancavallo

1965 - Chirichetto capo in occasione dell'inaugurazione della chiesa nuova

 

Il "disco" di Piancavallo dove ho imparato a sciare

Il "disco" dove ho imparato a sciare

 

Piancavallo - La mia classe con la prof.ssa Cicognani La mia classe con la prof.ssa Cicognani

 

I ragazzi di Piancavallo con don Walter

Con don Walter

La pubblicazione di questa inervista e delle fotografie é stata autorizzata da Antonio