INTERVISTA A FERNANDO
Alunno della scuola nel 1959-62

"Il vecchio campo sportivo dove facevamo i vari tornei di calcio, e che ora non esiste più".

 

Metodo: Intervista telefonica
Intervista telefonica del 30 gennaio 2008
Hanno condotto l'intervista: Chiara, Giada, Ivan, Marika, Angelo, Marco, Andreas, Yvonne, Sara coordianati dalle prof. Torelli eTrovato.

Buongiorno, mi chiamo Sara parlo con il Signor Fernando?
Si, sono io.

Mi chiamo Sara, frequento la classe terza media di Piancavallo e sono qui con i miei compagni e le mie professoresse. Grazie per la sua e-mail, per la sua gentilezza e la sua attenzione e vorrei chiederle se possiamo farle alcune domande sul periodo trascorso a Piancavallo.
Sì.

Lascio la parola al mio compagno Ivan.
Sì.

 
Buongiorno signor Fernando, volevo chiederle quando è stato a Piancavallo?
Io sono stato dal mese di ottobre del 1959 fino al giugno del 1962, praticamente ho fatto i tre anni di scuola media.

Le passo la mia compagna Chiara.

 Buongiorno Fernando, da dove veniva?
Da Salerno.

Lascio la parola al mio compagno Andreas.
Sì.

Buongiorno signor Fernando.
Dimmi.

Come ha saputo di Piancavallo?
Questa è una lunga storia… Nel 1958 mi dissero che c'era questo Centro ed andai a fare la visita al Policlinico di Bari per poter poi venire a Piancavallo.

Le passo il mio compagno Angelo.
Sì.

Buongiorno signor Fernando, che cosa ricorda del suo arrivo a Piancavallo? Quali sono i primi ricordi?
Venni nel mese di ottobre del 1959, era la prima volta e quindi ero un po' spaesato però poi piano piano mi sono abituato. Sono entrato proprio di fronte all'ingresso principale ma adesso forse è cambiato.

Sì, l'Istituto è cambiato ma si entra ancora dallo stesso posto.
Mi ricordo che in fondo a sinistra c'era la direzione con la segreteria e sul lato destro c'era la chiesa, la cappella e poi dietro la cappella c'era il refettorio.

Successivamente, al posto della cappella è stata costruita la chiesa attuale. L'accettazione è rimasta dov'era.
Ho capito.

Buongiorno io sono Marco. Dove dormiva? I maschi erano separati dalle femmine?
Sì, noi stavamo al primo piano e le femmine stavano al secondo piano.

Si ricorda qualche assistente o dottore?
Ricordo il professor Morabito che poi tra parentesi divenne il marito della mia professoressa Cesira De Vecchi che avete visto sulle fotografie che vi ho inviato. Poi ricordo che c'era l'infermiera al terzo piano che se non mi sbaglio si chiamava Anna…sono passati tanti anni.

C'erano anche delle assistenti che si occupavano dei ragazzi?
Il primo anno, nella nostra camerata, eravamo circa quaranta ragazzi, c'era una signorina. L'ultimo anno, invece, c'era un signore che se non ricordo male era proprio di Intra anche se di origine siciliana. Purtroppo non ricordo il nome.

Questi assistenti dormivano a Piancavallo?
Sì, le assistenti dormivano nelle camerate nostre mentre i professori dormivano al terzo piano prima dell'infermeria. Anche il sacerdote, la direttrice, la vice direttrice, le segretarie.

Chi era la preside?
La preside era la sorella di Monsignor Bicchierai.

Stava a Piancavallo?
No, mi sembra di no.

Cosa si ricorda di questa donna?
Era una bella donna, molto socievole così come Monsignore.

Buongiorno, sono Yvonne e le volevo chiedere come si svolgeva la giornata.
Noi dormivamo nella camerata e ci svegliavamo la mattina con la canzone “Carissimo pinocchio”, poi andavamo a fare colazione e dopo andavamo a scuola. Il primo anno, in prima media siamo stati al quarto piano dell'Istituto. Intorno all'una si andava a mangiare e nel pomeriggio o si andava nel refettorio oppure a sciare. Alla sera alle nove o nove e mezza si andava a dormire. Questa era più o meno la giornata di Piancavallo.

Quindi la scuola era al quarto piano?
Solo al primo anno, poi sulla destra rispetto all'istituto c'erano le “baite” di colore verde, e là facemmo il secondo anno. Dentro eravamo in dodici - quindici persone. Come avete visto dalle foto la mia classe era di quindici ragazzi e se volete vi posso dire i nomi di tutti i miei compagni.

Complimenti, una memoria incredibile.
Se avete la foto a portata di mano posso indicarveli tutti!

Quali erano i problemi di questi ragazzi?
Non ricordo, comunque chi era grasso, chi era magro, poi c'erano anche i ragazzi del professionale, qualcuno aveva problemi di crescita e via dicendo… Mi ricordo di una ragazza che era molto pesante, si chiamava Nerina e pesava sui duecento chili. Il primo anno scivolò proprio davanti all'istituto perché c'era il ghiaccio per terra e mi ricordo che per sollevarla provammo in otto persone e dopo tanto tempo, vennero pure le assistenti e riuscimmo a farla alzare. Questa è una delle avventure di Piancavallo.

 Scusi, ma nella foto ci sembrate tutti magri.
Avete ragione: del resto io allora avevo tredici anni e non potevo sapere il problema degli altri compagni. Un altro ricordo che mi fece un po' impressione allora è quello di un ragazzo che mentre mi parlava ad un certo punto si assentava come se fosse in un altro mondo e rimaneva così bloccato in piedi senza fare nulla. Poi dopo cinque minuti ritornava in sé e continuava il discorso. Non era un compagno di scuola ma di camerata.

Studiavate tanto?
Insomma.

Ci hanno raccontato di medaglie per il miglior scolaro.
Non mi ricordo. Tornando al discorso di prima, al terzo anno andammo a scuola dove c'era l'albergo, non solo la mia classe ma anche l'avviamento professionale.

Bisticciava con i compagni?
Una volta bisticciai con un ragazzo di Sulmona, ma per una stupidata. Io stavo vicino al suo letto, eravamo in quaranta persone nella camerata; mi ero seduto sul suo sgabello, uno sgabello giallo con i piedi neri e stavo giocando. Ad un certo punto mi disse: “Dammi lo sgabello.” “Scusa pigliati il mio che sta lì a fianco.” Lui capì tutto il contrario e bisticciammo ma dopo quella bisticciata diventammo amici carissimi.

È rimasto in contatto con qualcuno?
L'unico che ho ritrovato è proprio Claudio, ho parlato con la mamma ma parecchi anni fa. Ho il numero di telefono e parlando con voi ho pensato di cercarlo per risentirci. Di avventure ne avevamo passate molte.

Alla sera cosa facevate?
Alla sera qualche volta andavamo a vedere la televisione giù dove adesso c'è la fisioterapia, dopo c'era la palestra e poi la piscina, era piccolina e adesso so che non c'è più. Andando a vedere la televisione, vi racconto un fatto che mi è successo nell'ultimo anno: dovevamo scendere e c'era l'ascensore proprio vicino all'ingresso, noi dovevamo andare sotto dove c'è la fisioterapia. A quei tempi non potevamo prendere l'ascensore, noi eravamo sei o sette ragazzi, io salii a piedi mentre gli altri presero l'ascensore che combinazione si bloccò. I ragazzi furono puniti e poiché al sabato c'era il film loro rimasero in camerata mentre io andai a vedere il film.

Quali film vedevate?
Non mi ricordo, sono passati 45 – 46 anni.

Lei sciava?
Sì e ho fatto anche delle cadute. Tra parentesi, adesso vi ricordo un'altra avventura con gli sci. Io sciavo anche se non molto bene, i miei due compagni scendevano dal disco dove c'era lo skilift. Quello che stava più lontano disse al compagno: “Io adesso giro perché voglio andare a prendere lo skilift”. Successe che nello sciare uno andò addosso all'altro, si alzò un polverone e arrivarono fino giù nella pista di atterraggio e ringraziando Iddio nessuno dei due si fece male. Cosa che invece non capitò ad un altro compagno che nello scendere andò a finire con un piede in uno slittino, si ruppe il malleolo e fu ricoverato in ospedale a Verbania. E l'anno prima o l'anno dopo, non ricordo bene, fu pure ricoverato per l'appendicite!

Gli sci ve li davano oppure li compravate?
Il primo anno mi comperarono gli sci tutti di legno, il secondo anno mi comperarono giù ad Intra degli sci con la soletta di plastica.

Chi le ha insegnato a sciare?
Il professore di ginnastica, il professor Culot che forse le vostre professoresse conoscono.

È venuto qua a scuola per l'intervista.
Il professor Culot era in quei tempi fidanzato con la professoressa di matematica, Lena Quadri.

Sì, infatti, e lo è ancora, sono venuti entrambi.
Adesso vi racconto un altro fatto: mia madre era di Brescia, mio padre di Salerno e si sono conosciuti a Siracusa. Mia madre per un anno ha insegnato dalle vostre parti, ha insegnato a Domodossola dove insegnava economia domestica. Era il 1943, dopo, con la riforma della scuola questa materia è diventata educazione tecnica. Di solito a carnevale mi mandava il pacco con gli scherzi e un anno mi mandò una rana di plastica, morbida, morbida e viscida, verdina che faceva impressione a tenerla in mano. Una volta la prese proprio il professor Culot e per scherzare con l'allora fidanzata, professoressa Maddalena, la chiamò: “Lena, Lena!” e le lanciò in mano la rana che lei prese al volo lanciando un urlo.

C'era un bel ‘clima' a Piancavallo in quei tempi?
Sì, sicuramente. Poi ricordo un'altra avventura: doveva essere una domenica, un ragazzo salì sull'auto del padre e guidò la macchina e invece di stare sulla strada scese dove c'era il dislivello, dove c'era il campetto da calcio, fece quindi un salto e meno male che non successe niente.

Ha fatto qualche gita con la scuola?
Sì, sono stato due volte a Torino, ho visto la Santa Sindone e il parco del Valentino e ci fermavamo a mangiare sul Po. Andavamo con il pullman che affittavano per la gita. Di solito erano i ragazzi della scuola media perché erano un po' più grandi.

C'è anche un altro ricordo: il primo anno c'era un sacerdote anziano, invece il secondo e terzo anno c'era un sacerdote più giovane, don Walter. Il primo anno, era il mese di maggio e si andava in chiesa la sera per i fioretti per il giorno dopo e il prete faceva fare l'estrazione. Io servivo messa, facevo pure il chierichetto e insieme ad altri tre o quattro chierichetti ci fece fare pure l'estrazione e uscì un determinato fioretto: poi scoprimmo che tutti i biglietti riportavano lo stesso fioretto!!! Io dissi: “Ma come?”. “E va beh! È così”, mi rispose don Walter.

In che cosa consistevano questi fioretti?
Non ricordo di preciso, forse fare qualche buona azione, essere buoni.

 Nel fine settimana venivano i suoi parenti?
I miei parenti no perché abitavano a Salerno e sono 1000 chilometri di distanza da voi. Io sono stato su per tre anni e li vedevo nella settimana di Pasqua, quando andavamo via da Piancavallo e andavamo a Brescia perché mia madre era di Brescia e lì avevamo dei parenti. Andavamo sul lago di Garda.

Comunicava per telefono con loro?
In genere erano sempre mio padre e mia madre che mi chiamavano.

Quando è stato qui, è stato fidanzato?
No, non era come di questi tempi. Cinquant'anni fa eravamo super controllati, non era come adesso, però sono stati gli anni più belli che ho passato della mia vita o meglio della mia gioventù. Ho dei bei ricordi e in questa occasione ho nostalgia di Piancavallo e ci verrei volentieri anche a lavorare a Piancavallo nonostante sia in pensione perché ho 61 anni.

Lei ha lavorato in ospedale?
Ho lavorato in ospedale ma non come sanitario, prima come amministrativo e poi per 33 anni sui computer. Ho cominciato nel lontano 1969 e lavoravo allora con le tabulatrici perché si lavorava sulle schede perforate, l'inseritrice, la selezionatrice e alla fine dell'anno lavoravo su 30 – 40000 schede perché facevamo gli stipendi dell'ospedale. Eravamo 3500 - 4000 persone.

Si ricorda di Monsignor Bicchierai?
Come no! Era molto socievole e stava molto vicino a noi e anche la sorella era come lui.

Mangiavate tutti insieme?
Sì, mangiavamo in refettorio e in fondo c'era la sala dove andavano a mangiare i professori, la direttrice signorina Alessandrini e i dipendenti. Io di solito mangiavo nei primi tavoli dal lato delle cucine poi l'ultimo anno siccome fui rimandato, in seconda media, in italiano e storia dovetti salire verso la fine di agosto perché il 2 settembre iniziavano gli esami. Eravamo 8 – 10 persone e mangiavamo a parte nella stanza dei professori perché nell'Istituto c'era la colonia, tanti bambini tutti con la maglia rossa e i pantaloni o la gonna blue di velluto. Tra parentesi l'ultimo anno feci un disegno preso da un libro e mi ricordo che l'economo mi premiò con un quadretto perché lui si dilettava a dipingere. Forse questo quadretto è ancora a casa di mia madre.

C'erano più femmine o più maschi?
Più maschi.

Scusi signor Fernando, siccome noi siamo a dieta vorremmo sapere che cosa mangiavate?
Il primo anno ho mangiato regolarmente, il secondo anno ho fatto la dieta per dimagrire e il terzo anno la dieta per ingrassare. Quando ero a dieta per dimagrire a mezzogiorno non ci davano mai la pasta, ci davano due fette di prosciutto cotto e nel pomeriggio quando c'era la merenda si mangiava o pane e marmellata o pane e cioccolata. Chi aveva problemi di obesità mangiava la marmellata invece della cioccolata.

Ricordo che in fondo a dove c'era la piscina c'era un locale dove tenevamo gli sci e gli scarponi mentre sul lato destro c'era la sala medica dove c'era pure il dentista, dove ci facevano le visite e ci facevano pure le fotografie. Ci facevano le fotografie con le braccia incrociate e dietro c'era un quadro con tutti i quadrati ed eravamo completamente nudi.

Ricorda se il dottor Morabito aveva degli aiutanti?
C'erano due infermiere, una si chiamava Anna, con i capelli neri e un'altra bionda.

Ricorda la professoressa Ligutti?
Certo, la professoressa di francese, ho dei bei ricordi. So che abita vicino a Piacenza e forse voi potete darmi il suo indirizzo.

A scuola vi comportavate bene?
Sì, eravamo sicuramente più controllati allora. C'erano anche meno permessi.

Facevate delle passeggiate?
Siamo andati alle grotte, quelle che sono descritte nel racconto del professore e sono andato proprio dentro, c'era un ingresso grande.

Ha pianto qualche volta?
Come no! Quando lasciavo i genitori alla fine della settimana di Pasqua, del resto la lontananza si sente ma dopo piano piano passa.

È tornato a Piancavallo?
No, manco dal 1962. Mi sono sempre ripromesso di venire, adesso poi mi è proprio venuta voglia di tornare anche per vedere tutte le variazioni. Allora c'era solo l'istituto e la chiesetta piccolina a fianco. Mi farebbe piacere venire a visitarlo. Tra parentesi quante battaglie a palle di neve fatte con i compagnoni davanti quella piccola chiesetta…

Quando è andato via, chi le è dispiaciuto di più lasciare?
I compagni ma anche Piancavallo perché mi piaceva stare lì, anche se c'erano mille chilometri di lontananza. C'erano alcuni compagni di Palermo, quindi anche più lontani di me.

Per lei è stata un'esperienza utile venire a Piancavallo?
Come no! Bellissima, ripeto sono stati gli anni più belli della mia gioventù, dai 13 ai 15 anni. Quando ho finito ho fatto i quattro anni dell'istituto professionale dell'industria e dell'artigianato perché dovevo fare il meccanico dentista poi invece siccome non hanno messo la scuola, ho fatto il montatore e il riparatore, praticamente il radiotecnico. Quando ho avuto il diploma di qualifica nel 1966, il 14 ottobre dello stesso anno ho iniziato a lavorare in ospedale fino al 31 marzo 2002 e ho lavorato sempre in ospedale a Salerno.

Abbiamo visto nelle foto che ci ha inviato sua moglie e suo figlio, ha raccontato loro qualcosa di Piancavallo?
Certo, loro lo sanno. Ora vi dico una cosa, mio figlio io l'ho adottato ed è arrivato ad 8 mesi nel 1986, il 13 maggio e viene dal Guatemala. Sono arrivati tre bambini, una di otto anni che ora sta a Sciacca in Sicilia, un'altra bambina più piccola di 12 giorni rispetto a mio figlio sta a Milano e ora hanno avuto un'altra bambina. Mio figlio era il più bello, non perché è mio figlio, con il cappello a punta azzurro arrivato dopo 16 ore di viaggio all'aeroporto di Roma. Ora si trova più vicino a voi perché sta a Bologna, studia all'Università perché lui canta come voce solista in un complesso, infatti ha una bella voce. Fa musica rock. Studia perché vuole fare musica e regia. Frequenta il terzo anno, un ramo di lettere e filosofia al DAMS.

Ci vuole aggiungere qualcos'altro?
Io mi ero segnato alcune cose e mi sembra che sia emerso parecchio dalle vostre domande.

Infatti ci ha dato tante belle ed interessanti indicazioni.
Ora vi faccio fare una risata: questo è l'ultimo ricordo di Piancavallo e si riferisce all'ultimo anno quando dovetti fare gli esami di riparazione a settembre. Poiché ero salito alla fine di agosto i miei genitori mi fecero tornare per le vacanze di Natale, la prima e unica volta perché le altre volte uscivo solo a Pasqua. Partii il 23 da Verbania e feci il viaggio in piedi fino a Orte, ricordo che stavo seduto sulla valigia nel corridoio. Tra parentesi, nei bagni del treno, c'era seduta sul gabinetto una mamma con accanto a sé una carrozzina con un bambino. Feci tutta la notte in piedi! A Bologna riuscii ad avere un bicchiere di latte caldo verso le due di notte e questo è il ricordo che ho di Bologna.

La ringraziamo per il tempo che ci ha dedicato, raccoglieremo gli appunti, li riscriveremo e glieli invieremo.
Va bene.

Ha delle altre foto?
No, ho solo quelle tre che vi ho mandato. Ne avevo un'altra con un'assistente ma non la trovo.

Noi ne abbiamo due, ci manca quella della palestra.
Allora ve la mando insieme alle altre che ho fatto stampare dal fotografo.

La ringraziamo ancora per la sua disponibilità.
Voglio fare un augurio a tutti i ragazzi di stare bene.

Grazie mille e buona giornata.
Buon lavoro!


" I miei compagni di classe 3 media, con la mia Professoressa di Italiano,
Latino, Storia e Geografia, Cesira De Vecchi".

 

La pubblicazione di questa inervistae delle immagini é stata autorizzata da Fernando