La strada Romana verso il Sempione
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Varzo
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Le austere gole di Gondo
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Al tempo dei romani esisteva già una via per uomini e soldati.
A tale proposito, fa testo una lapide a Vogogna, datata al 196 e che fa riferimento al rifacimento di questa via.
Nel comune di Crevola, nell'alveo del torrente Diveria, un'iscrizione incisa su di una roccia, anche se di poche lettere, sembrerebbe databile al II secolo d.C.
Inoltre, poco oltre il ponte di Crevola, esistono ancora oggi chiare tracce della strada romana in parte scavata nella roccia, sorretta da muretti a secco e lastricata con piode anche di grosse dimensioni.
Anche se l'antico tracciato è sepolto da materiale di scarico, risulta evidente che la strada romana risaliva il torrente in parte sulla riva destra e in parte sulla sinistra, superato il paese di Varzo proseguiva poi fino a Iselle.
Di fronte alla stazione di Iselle, dove si trova attualmente una discarica di materiale proveniente dagli scavi per il traforo del Sempione, un tempo esisteva una piccola frazione di nome Nante, nome di origine vallese che sta ad indicare località vicina ad un corso d'acqua.
Nonostante il luogo dove sorgeva l'abitato fosse alquanto infelice e pericoloso, freddo, poco soleggiato, battuto dai venti, stretto tra le gole in cui scorre la Diveria, era comunque un punto di transito obbligato proprio perché si trovava sulla strada per il Vallese.
Era un luogo di sosta e di pedaggio.
Solo dopo la costruzione della strada napoleonica, sull'altra sponda del fiume, il paese fu abbandonato.
Un tratto problematico della via romana era sicuramente il tratto fino ad Al Gaby, per gli ostacoli difficilissimi delle gole di Gondo.
Dal Al Gaby si arrivava poi al villaggio di Simplon e poi al Passo.
C era anche un sentiero “alto”, utilizzato quando le piene della Diveria impedivano il transito.
La questione strada romana rimane tuttora aperta, ci sono infatti alcuni studiosi di storia ossolana che ritengono che la via più comoda e sicura per arrivare alla località di Gaby passasse per l'alta val Bognanco, dal Passo del Monscera.
Probabilmente esisteva più di una via di transito attraverso il Passo del Sempione in epoca romana.
Del resto è nota l'abilità dei romani quali costruttori di strade.
Terminata la dominazione romana, vi furono a nord del Sempione passaggi di varie popolazioni alemanne e le antiche strade furono presto abbandonate, non costituendo più una via di contatto fra i popoli confinanti.
I primi documenti scritti che testimoniano il passaggio commerciale sul Sempione sono datati 1217, dove in una missiva del Vescovo di Sion si parla di diritti doganali per merci provenienti dalla Lombardia, in un periodo in cui Milano era il centro più importante del nord d'Italia, sia dal punto di vista politico sia commerciale.
Documenti del 1300 riportano la presenza di un Ospizio al Passo del Sempione, ospizio dedicato a San Giacomo.
Un secolo dopo il traffico era costante e giornaliero, con dogane a Domodossola, Simplon Dorf, Briga, Sion e Martigny. I pedaggi venivano utilizzati per il mantenimento della strada.
Nel 1400, l'instabilità politica fece ridurre fortemente i traffici attraverso il Passo che invece diventò molto importante per il passaggio militare. Le truppe del Vescovo di Sion tentarono di impadronirsi del territorio ossolano ma furono fermate nella famosa battaglia di Crevoladossola nel 1487.
La mulattiera andò in rovina e fu quasi del tutto abbandonata fino al suo rifiorire solo nel 1600 grazie a G. Stockalper.