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I
giardini di “VILLA SAN REMIGIO”
Un Sogno Romantico
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“Noi
Silvio e Sofia Della Valle di Casanova
qua
dove l’infanzia ci unì questo giardino
nato da un comune sogno di gioventù
adolescenti ideammo sposi eseguimmo…”
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Dove si trova - Villa San Remigio
si trova sulle rive del Lago Maggiore, sul colle piuttosto scosceso
della Castagnola di Pallanza, accanto al più noto giardino
di Villa Taranto da cui lo divide solo un muro di pietre a secco.Facilmente
raggiungibile in auto sulle statali sia da Fondotoce e quindi anche
da Milano o Domodossola, sia dalla Svizzera, sia in barca dal lago.
La Storia - Tra la fine dell’Ottocento
e l’inizio del Novecento, i marchesi Silvio e Sofia Della
Valle di Casanova riuscirono a realizzare un sogno che avevano coltivato
fin da piccoli cioè costruire insieme un romantico giardino
dove la bellezza della natura si armonizzava con l’arte e
dove le emozioni potessero prendere corpo sullo sfondo di acqua
e montagna.Infatti, in quanto cugini, avevano frequentato durante
l’infanzia lo “chalet” che lo zio aveva originariamente
costruito sulla collina.Silvio era discendente di una famiglia napoletana,
Sofia invece era originaria di Dublino.Silvio, poeta e musicista,
aveva una perfetta conoscenza della lingua tedesca che utilizzava
per la composizione delle sue opere. Da giovane si era recato in
Germania dove aveva studiato musica al Conservatorio di Stoccarda
e Weimar, sviluppando un rapporto profondo con il musicista Liszt,
durato poi tutta la vita, e una sensibilità fortemente romantica
nei confronti della natura.La poesia fornì al marchese il
mezzo ideale per esprimere il suo gusto estetico fondato sulla nostalgia
nordica per il passato e sull'amore per la mitologia greca.Sofia
invece era una brava pittrice, di temperamento vivace e molto creativo,
autrice di gran parte delle opere presenti nel giardino.Per entrambi
i coniugi il giardino rappresentava un rifugio dalle preoccupazioni
ed emozioni della vita quotidiana.
Il giardino è senz’altro
il frutto di un gusto educato all’eleganza, rispettoso dei
vari stili e delle varie culture del passato e che spesso lascia
trapelare la grande immaginazione che lo sostiene.
Che cosa hanno dovuto fare - Si
tratta di un complesso di giardini che riproducono vari stili architettonici
del passato con effetti quasi magici riflettenti l’ambiente
languido del lago.Alla costruzione parteciparono molti lavoranti
che, nel periodo che va dal 1896 (anno del matrimonio di Silvio
e Sofia) al 1916 (anno di conclusione dei lavori) non rappresentavano
un problema per la retribuzione.I due nobili infatti spesero per:
Ø sbancamenti di terreno Ø terrazzamenti
Ø erezione di muri di sostegno Ø scalinate
di raccordo Ø scavi per gli invasi delle vasche
Ø scavi per l’irrigazione Ø impegnativi
trasporti di materiale Ø trasporto di piante adulte,
statue e obelischi. |
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Nel frattempo, il vecchio “chalet”
dello zio Peter, si era trasformato in una decorosa dimora patrizia
circondata da una serie di terrazze per risolvere il dislivello
e dare spazio ai vari giardini dalle tematiche diverse in grado
di evocare con le loro architetture delle emozioni particolari.
I “diversi” giardini della
villa - I giardini con tematiche diverse evocano ancora
oggi con le loro architetture emozioni particolari. Ad esempio il
“Giardino della Mestizia” attraverso le sue penombre
evoca la malinconia. È circondato da canfori e conifere pregiate
ricco d’ombra e privo di fiori. Il piano erboso di bosso sagomato,
invita a soffermarsi in silenzio davanti alla statua di Ercole con
l’Idra posta in una nicchia a mosaico, in un ambiente circondato
da fontanelle, conchiglie, delfini ed obelischi. Passando alla terrazza
sovrastante si raggiunge il “Giardino della Letizia”
che secondo la marchesa Sofia doveva suscitare un sentimento gioioso.È
un ambiente dal verde ben potato e scolpito con l’impiego
di bosso, tasso, alloro e gelsomino, misti a specie esotiche come
profumatissimi osmani, camelie, criptomerie e cipressi americani.
Lo spazio intorno alla statua del
carro a Conchiglia di Venere è stato colmato da rose
e altri fiori per le emozioni che dovevano suscitare i diversi
colori.Più sobrio è il “Giardino delle Ore”
così chiamato per la presenza di una meridiana in pietra
su cui sono scolpite le seguenti parole: “Silvio e Sofia
pongono perché ogni dì la luce novella lambisca
l’ombra delle ore che furono”. |
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Molto ricco di statue questo luogo celebra un momento
di vita felice ma che come ogni cosa è destinato a finire.
Dal giardino delle ore si passa all’ ”Hortus Conclusus”,
un piccolo spazio quadrato, molto tranquillo, con una vasca centrale
con acqua ferma ed ornata da cipressi, un segreto asilo per meditare.Poco
più in la si trova una piccola grotta tappezzata di felci
con la statua del dio Pan, figura mitologica molto amata dal romanticismo
tedesco.
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Dal piazzale della villa si scende al “Giardino
dei Sospiri” con una vasca sovrastata da una esedra a
sette nicchie con statue e mosaici.Il vicino “Giardino
delle Memorie” riprende la soffice atmosfera di decadentismo.
In esso si trova un’ampia vasca, grandi vasi, colonne,
obelischi e aiuole molto colorate. La bellezza dei fiori doveva
celebrare l’eternità dell’amore. È
su questo spazio che si affacciava lo studio di Sofia.Statue
di putti ricoperte di rose stanno a ricordare la brevità
e l’allegria dell’adolescenza. Una scritta in mosaico
recita “Le rose passano ma la memoria resta”. Lo
spirito del marchese, invece, deve aver influenzato maggiormente
la parte del parco a bosco spontaneo dove è bello addentrarsi
per ascoltare la voce del bosco.Qui s’innalza maestoso
il cedro dell’Himalaya, la quercia palustre, il faggio
rosso, bambù, ligustri e rododendri.In tutti questi ambienti,
la marchesa, aveva studiato tutti gli effetti di luce ed ombra,
persino al chiaro di luna e si era impegnata nella introduzione
di specie provenienti dal Giappone, dall’Asia e dall’America.Troppo
lungo risulterebbe l’elenco dei personaggi famosi che
hanno avuto il privilegio di godere della bellezza di questo
luogo che secondo l’aspirazione dei marchesi doveva superare
la banalità materiale. |
Bosso o della Fermezza - Il Bosso è conosciuto soprattutto come siepe sagomata in modi molto
diversi grazie alle sue foglie, lucide e di colore verde scuro che
si rinnovano costantemente.Un tempo era molto apprezzato per le
sue proprietà medicinali, come rimedio efficace contro la
calvizie e come febbrifugo.In Grecia era sacro ad Ade, il dio che
proteggeva gli alberi sempreverdi, simbolo della Vita che continuava
anche negli “inferi” dell’inverno e quindi simbolo
anche di eternità.Con il suo legno, durissimo e liscio, di
color giallo limone, si fabbricavano le tavolette da scrittura,
ricoperte con un leggero strato di cera o le scatolette circolari
per riporre gioielli ed altri preziosi.Dal Medioevo, il suo nome
(pisside=bosso) designò, il vaso scuro che serve ancora oggi
per contenere l’Eucarestia.Si è fatto ricorso al suo
legno, per la indeformabilità e durevolezza per fabbricare
i pezzi degli scacchi, per strumenti matematici e persino per uno
strumento musicale.Ha evocato anche i simboli della Fermezza e Perseveranza,
per questo motivo è ancora utilizzato per confezionare i
martelli delle logge massoniche.Poiché il bosso si autofeconda,
ha evocato pure il simbolo della Castità e agli uomini era
vietato deporne ramoscelli sugli altari consacrati a Venere, pena
la perdita della virilità.
Situazione attuale - La Villa
ed il suo bel giardino rimasero proprietà della famiglia
Della Valle fino al 1977, quando la proprietà venne ceduta
dalla contessa Ester, figlia di Silvio e Sofia, alla Regione Piemonte.
La Villa ospita attualmente la sede dell’Ente Parco Nazionale
della Val Grande.La manutenzione del parco è affidata al
Servizio forestale della Regione Piemonte.
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