Come alcune specie animali
affrontano i cambiamenti
del clima

 

Ogni specie animale affronta a modo suo i cambiamenti, ormai troppo repentini, del clima. Chi migra in altri ambienti, chi si adatta e rimane e purtroppo c'è chi si estingue, muore.

Negli ultimi decenni, soprattutto l'uomo, ha commesso errori gravi con danni enormi al pianeta e a tutti gli esseri viventi che lo abitano.
Ha continuato ad immettere in atmosfera quantitativi sempre maggiori di anidride carbonica, non ha dato ascolto ai moniti degli studiosi del clima e dell'ambiente, ha continuato il taglio insensato delle foreste, ha bruciato gran parte del patrimonio boschivo, ha continuato l'inquinamento del suolo, dell'aria e dell'acqua.

L'effetto più vistoso della sua dissennata azione è il continuo aumento della temperatura media del pianeta; si dice infatti che la Terra ha la febbre.
La natura sappiamo che ha i suoi ritmi ma purtroppo l'uomo continua a stravolgerli.

Il problema grosso non è tanto il cambiamento climatico perché sul nostro pianeta ci sono sempre stati periodi caldi alternati a periodi freddi, il problema serio è il cambiamento troppo veloce. Un tempo i cambiamenti climatici avvenivano in tempi molto più lunghi.

Questi cambiamenti troppo repentini non danno modo alle diverse specie di adattarsi.

Inoltre si assiste sempre più spesso ad eventi meteo estremi come trombe d'aria, uragani, inondazioni, siccità eccessiva.

Riduzione vistosa del livello delle acque di un laghetto d'alta quota

Assistiamo a comportamenti anomali da parte di molti animali, animali che vedono modificate le tappe del loro ciclo vitale oltre alle interazioni con l'ambiente in cui vivono e con le altre specie con cui condividono il cibo e il territorio.

Nelle zone polari assistiamo all'aumento della temperatura dell'acqua del mare e lo scioglimento di gran parte della banchisa con la conseguente scomparsa di una parte molto importante delle catene alimentari, il krill, le cui larve si sviluppano sotto la banchisa. Negli ultimi anni il krill è diminuito di quasi l'80%.
Come conseguenza è diminuito il successo riproduttivo sia dei grandi cetacei sia delle foche, pinguini e uccelli marini vari.

Gabbiani sulla scogliera bretone

Tra le tartarughe marine, il rapporto numerico tra maschi e femmine è fortemente influenzato dalla temperatura dell'acqua del mare in cui si tuffano i piccoli appena dopo la schiusa delle uova. L'acqua a temperatura più elevata favorisce lo sviluppo delle femmine.

Nel Mar Mediterraneo hanno fatto la comparsa alcune specie di pesci tropicali che stanno sempre più prendendo il posto a specie autoctone.

Al centro e al sud dell'Italia sono arrivati uccelli esotici provenienti sia dall'Asia sia dall'Africa.

Viceversa ci sono molti animali che sfuggono al caldo spingendosi sempre più a nord e per alcuni è una fuga senza scampo perché non trovano aree adatte alla loro sopravvivenza. Molti animali che vivono in alta quota hanno visto la continua riduzione della copertura nevosa, importante per il mimetismo durante la stagione invernale e per la costruzione di tane per il riparo dei piccoli. Non riuscendo a spostarsi verso nord salgono sempre più di quota, riducendo il loro habitat e il numero di individui, votati quindi ad una precoce estinzione.

Anche numerose specie di farfalle italiane ed europee si sono spostate molto più a nord con la conseguente scomparsa del cibo di cui si nutrono.

Un problema che coinvolge anche l'uomo è la continua riduzione delle api. Infatti un terzo dell'alimentazione umana è legato alla instancabile attività di questi piccoli impollinatori.
Gli sciami sono disorientati e frastornati dalle variazioni nelle fioriture, nella diminuzione di profumo dei fiori, nell'aumento della siccità, nella proliferazione di un loro parassita favorita dalle miti temperature dell'autunno.

Anche molti uccelli migratori manifestano problemi legati all'orientamento, tendono a spostare le partenze, anticipano il momento della riproduzione ed in alcuni casi rinunciano addirittura alla migrazione.

Anche il letargo risente dei cambiamenti del clima. L'aumento della temperatura ha portato a molti risvegli anticipati anche di circa un mese sul periodo previsto, con la conseguente alterazione degli equilibri alimentari. Al risveglio non trovano l'erba o i fiori di cui si nutrono perché non sono ancora comparsi. In alcuni casi si devono cibare con il nutrimento normalmente utilizzato da altre specie con cui entrano quindi in competizione.

Secondo gli esperti continuando in questa direzione nel 2050 il 25% delle specie attuali sarà estinto…ma attenzione perché l'uomo potrebbe ritrovarsi in quella percentuale.

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