Il buco nell'ozono

A tutte le latitudini, nell'alta stratosfera, le radiazioni provenienti dal Sole, scindono le molecole biatomiche di ossigeno in  due atomi fortemente reattivi che reagiscono con un'altra molecola di O 2 determinando la formazione di una molecola a tre atomi di ossigeno chiamata ozono (O 3).
Le molecole di ozono sono instabili, si dissociano e si riformano continuamente.

L'ozono costituisce solo una parte per milione dei gas atmosferici, tuttavia svolge un ruolo estremamente importante per la vita.
La continua formazione e demolizione dell'ozono ha  un duplice effetto: da un lato assorbe le radiazioni ultraviolette che sarebbero pericolose se arrivassero sulla superficie terrestre, dall'altro costituisce un meccanismo che consente di mantenere, con un equilibrio naturale, la concentrazione di ozono nell'atmosfera. 

La presenza nell'atmosfera di alcune sostanze rompe questo equilibrio. Secondo alcuni studiosi  l'ipotesi più attendibile del processo distruttivo dell'ozono è dovuto principalmente ai clorofluorocarburi (CFC).
I CFC sono composti chimici che hanno una vita lunga e che non ricadono sulla superficie terrestre con le piogge. Nel giro di 10 anni raggiungono la stratosfera, dove il cloro si combina con l'ozono riducendone il numero di molecole disponibili.

A partire dagli anni settanta si è assistito ad una forte riduzione dello strato di ozono.  L'estensione del buco dell'ozono varia da un anno all'altro ed è influenzato da un fenomeno atmosferico noto col nome di "onde su scala planetaria".  Secondo Paul Newman, fisico dell'atmosfera al Centro "Goddard", gli andamenti di questi fenomeni atmosferici su grande scala devono essere considerati quasi casuali.

Il buco nell'ozono segnalato nel 1984 in Antartide, aveva una dimensione paragonabile alla superficie degli Stati Uniti e un'altezza pari all'Everest. Da quando, con il protocollo di Montreal del 1987, la comunità internazionale ha adottato misure di difesa dello strato protettivo ozono, si è sostanzialmente stabilizzata la quantità di  gas nocivi, che tuttavia rimarranno ancora per decenni nella stratosfera, assottigliando lo strato che protegge la Terra dagli effetti peggiori dei raggi ultravioletti.

Secondo lo scienziato statunitense Hofman, la concentrazione nell'atmosfera degli agenti chimici dannosi per l'ozono si sta stabilizzando e la fascia di ozono potrà spontaneamente recuperare lo spessore che aveva prima del 1980. Il processo richiederà circa mezzo secolo, tempo necessario perché siano smaltite le quantità ancora presenti nell'atmosfera di clorofluorocarburi, messi al bando con il protocollo di Montreal. E' stata anche istituita una rete internazionale (World Meteorological Organization) che raccoglie i dati globali sullo strato di ozono e li pubblica periodicamente. Poiché questi fenomeni sono studiati da meno di un secolo non sappiamo se questi assottigliamenti abbiano un andamento ciclico naturale e quale sia la loro eventuale frequenza; sono quindi necessari ulteriori studi. 

Come unici provvedimenti, nel frattempo, è stato bandito l'uso di tutti i gas contenenti colrofluorocarburi e limitato il consumo di combustibili fossili che, insieme ai policlorobifenili (PCB), ai pesticidi, e ai metalli pesanti come il piombo e il mercurio rappresentano i fattori più altamente inquinanti.

La presenza dello strato di ozono è molto importante perché impedisce alle radiazioni UV di arrivare sulla superficie della Terra, proteggendo così l'integrità di  tutti gli esseri viventi. Le radiazioni solari che colpiscono l'atmosfera sono ricche di raggi ultravioletti le cui bande più studiate sono la A e la B ed hanno un effetto dannoso su tutte le strutture biologiche. Alcuni danni provocati dai raggi UVA e UVB vanno dalla fotodermatite alle neoplasie della cute.

I raggi UVB sono quasi 100 volte più efficaci dei raggi UVA nel provocare eritemi solari. L'esposizione senza protezioni provoca inoltre vari danni all'apparato visivo anche molto gravi come congiuntiviti, infiammazioni della membrana media della parete del globo oculare, insorgenza precoce della cataratta e perdita acuta della capacità visiva con fotofobia.

Gli influssi sul sistema immunitario sono meno noti, ma vi sono modelli sperimentali che dimostrerebbero vari complicazioni.
L'eventuale scomparsa di alcune specie modificherebbe la condizione umana, vegetale e animale del futuro. Non sempre l'effetto delle radiazioni ultraviolette è dannoso: ad esempio nei laboratori e negli ospedali vengono utilizzati raggi UVC per la sterilizzazione. La luce solare ha inoltre effetto benefico su malattie come il diabete e la sclerosi multipla.

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