Le piogge acide

L'estrazione e l'utilizzo di grandi quantità di combustibili fossili ha determinato la reinmissione nell'atmosfera di una grande quantità di composti del carbonio, dello zolfo e dell'azoto e di polveri contenenti metalli pesanti, idrocarburi quindi derivati del petrolio e altre molecole molto complesse che derivano dalla combustione incompleta.
Queste sostanze in effetti sono già presenti nell'ambiente ma in quantità molto inferiori.

Il problema deriva dal fatto che tutte queste molecole interagiscono, in modi e tempi diversi nei cicli biologici determinando dei disturbi agli equilibri raggiunti dagli ecosistemi.

L'acqua piovana si origina dall'evaporazione delle superfici acquatiche dei mari, dei laghi, dei fiumi e dalla traspirazione soprattutto dei vegetali come le piante.
L'acqua piovana è senza sali, praticamente è come l'acqua distillata.
In atmosfera però il vapore acqueo condensa a contatto con particelle solide che incontra sciogliendo i gas che sono contenuti nell'atmosfera.
Inoltre si arricchisce di materiali vari che possono essere anche molto diversi a seconda delle zone dove si forma. Materiali vari come polveri e detriti del suolo sollevati dal vento, oppure gas che provengono dalle eruzioni vulcaniche, dagli incendi dei boschi, dalla decomposizione degli organismi viventi, dai cicli di alcuni elementi come il ciclo dell'azoto e dello zolfo e dai fenomeni di combustione.

Quindi la pioggia non è proprio pura ed inoltre è anche leggermente acida avendo un pH di circa 5,5 – 5,6.
Ricordiamo che un valore 7.0 di pH rappresenta la neutralità, sostanze con valori al di sotto sono considerate acide, con valori superiori basiche. La scala dei valori del pH arriva fino a 14.

Un aumento di acidità della pioggia ha avuto inizio nella seconda metà del secolo scorso, cioè da quando è iniziato l'uso massiccio dei combustibili fossili.

Per indicare questa variazione chimica delle piogge è stato coniato il termine di piogge acide , termine impiegato per la prima volta nel 1853 dal chimico inglese Smith, che per primo lo utilizzò per indicare le piogge che caddero in quegli anni sulla città di Manchester e dintorni provocando molti danni, in particolare la corrosione dei metalli, la decolorazione della biancheria stesa ad asciugare all'aperto e soprattutto la successiva scomparsa di alcune piante.

Inoltre si possono citare i devastanti effetti sulle foreste dell'Europa centrale come in Germania, Cecoslovacchia, e Polonia, i danni agli ecosistemi d'acqua dolce in Scandinavia, Canada e Stati Uniti d'America.
Il fenomeno è stato riconosciuto agli inizi degli anni sessanta sia in Europa sia in America Settentrionale, fenomeno sempre più vistoso nelle zone ad alta concentrazione industriale.
Inoltre il problema è alquanto difficile da contenere in quanto le piogge acide non cadono necessariamente nel luogo ove si formano ma anche a centinaia di chilometri di distanza perché le sostanze inquinanti possono essere trasportate a grandi distanze in atmosfera.

Studi effettuati sull'origine degli inquinanti, hanno portato alla certezza che essi derivano in quantità significativa da sorgenti lontane.
Quindi sono interessati Paesi che non sono gli stessi che producono le sostanze inquinanti, in quanto si tratta di molecole trasportate facilmente dai venti e dalle precipitazioni. Si parla infatti di inquinamento transfrontaliero.

Le principali sostanze responsabili delle piogge acide sono alcuni prodotti di attività industriali e dai veicoli a motore. In particolare: l'anidride solforosa la cui molecola è SO 2 perché formata da un atomo di zolfo e due di ossigeno; gli ossidi di azoto con molecole NO e NO 2, , cioè un atomo di azoto con uno o due atomi di ossigeno rispettivamente che si trovano in atmosfera e che si sciolgono nell'acqua formando acido solforico di formula H 2 SO 4, formato da idrogeno, zolfo e ossigeno e infine acido nitrico HNO 3 .

Tutte queste sostanze vengono prodotte normalmente anche in natura, ad esempio durante l'attività vulcanica o per opera dell'azione di alcuni batteri che vivono nel suolo, ma a concentrazioni piuttosto basse.

Tuttavia sono le molte attività dell'uomo che ne hanno notevolmente aumentato la quantità.
Il fenomeno delle piogge acide rappresenta anche in Italia un problema e un grosso rischio anche per il nostro patrimonio artistico, poiché provoca un deterioramento molto veloce dei monumenti.
Né sono da sottovalutare gli effetti sulla vegetazione e sul suolo.

Ad esempio si è osservato la modificazione delle dimensioni delle foglie o delle gemme, l'ingiallimento, l'accartocciamento delle foglie, la rarefazione della chioma, la diminuzione degli accrescimenti.
Le piogge acide corrodono i manufatti di metallo e le costruzioni in marmo; inoltre sono dannose e pericolose per gli organismi viventi.
Gli ambienti dove si hanno danni maggiori sono le foreste, poiché vengono indebolite le difese delle piante rendendole maggiormente esposte all'attacco di organismi patogeni e gli ambienti lacustri, ambienti in cui molte specie e soprattutto i pesci muoiono a causa dell'aumento di acidità.

Studi approfonditi effettuati dal Consiglio Nazionale delle Ricerche con sede a Verbania, hanno portato alla conclusione le deposizioni acide sulle acque dei fiumi e dei grandi laghi subalpini non sono particolarmente preoccupanti grazie alle favorevoli caratteristiche geologiche del territorio.
Il problema invece è più marcato per le acque dei piccoli laghi alpini d'alta quota, in quanto sono caratterizzati da bacini di raccolta di dimensioni modeste e si trovano in aree con rocce poco solubili, che non sono in grado di tamponare l'acidità delle precipitazioni.

Un altro grave inquinante atmosferico è l' anidride solforosa , emessa dalle centrali termoelettriche a carbone e a nafta, dalle fonderie e dalle varie industrie.
Il biossido di azoto e l'anidride solforosa a contatto con le goccioline d'acque che sono sospese in atmosfera formano soluzioni diluite di acido nitrico e acido solforico, che possono essere trasportate a grandi distanze e raggiungendo il suolo sotto forma di piogge che hanno una acidità da 10 a 100 volte superiore a quella della pioggia ‘normale'.

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