La fonte minerale del Veglia

Ingresso alpe Veglia - Parco Veglia Devero

  

L'Alpe Veglia si trova alla testata della Val Cairasca e appartiene al sistema di valli laterali dell'Ossola, nell'alto Piemonte, al confine con la Svizzera.

È un'ampia conca di origine glaciale, circondata da belle montagne appartenenti alle Alpi Lepontine e dominata dal Monte Leone, che con i suoi 3553 metri è la vetta più alta.

Il Monte Leone

Si raggiunge a piedi su strada sterrata, che risale sulla destra la splendida forra del Croppallo, forra che l'acqua del torrente Cairasca ha scavato nel tempo incidendo profondamente le rocce.

La strada è transitabile solo in estate perché il pericolo di valanghe impedisce qualsiasi accesso invernale.

Proprio per questo motivo è rimasto un angolo di mondo incontaminato, che la natura stessa ha saputo difendere dall'azione dell'uomo.

L'ambiente è quello tipico d'alta montagna anche se il fondo pianeggiante della conca rientra ancora entro il limite della vegetazione arborea.

Tuttavia è il pascolo l'elemento che domina il paesaggio, frutto dell'azione dell'uomo durata alcuni millenni.

Il nucleo di baite di Cianciavero

Ritrovamenti archeologi dimostrano la presenza umana a partire dall'VIII millennio a.C. Probamente si trattava di popolazioni di cacciatori che frequentavano la conca solo stagionalmente.

All'Alpe Veglia, alla fine degli anni ottanta sono stati rivenuti i resti di un accampamento di cacciatori nomadi della preistoria.

L'accampamento era probabilmente un campo-base da dove partivano gli esploratori, i cacciatori e i cercatori di cristalli.

La ricerca di cristalli, i cui manufatti potevano essere facilmente portati a valle e scambiati con altri prodotti, rappresentava un valido motivo per sfidare le difficoltà e i pericoli della severa montagna.

Tutta la conca appartiene ora al Parco Naturale del Veglia Devero, nato nel 1995 dall'unione sotto un unico ente di gestione del Parco Naturale dell'Alpe Veglia (istituto nel 1978 e primo parco naturale della Regione Piemonte) e di quello dell'Alpe Devero (istituito nel 1990).

L'area è facilmente raggiungibile dalle grandi città e anche dalla Svizzera.

Con l'autostrada Voltri-Sempione, A26 fino a Gravellona Toce e poi superstrada, si arriva a Varzo e poi a San Domenico per la salita al Veglia; oppure a Crodo per raggiungere Baceno e arrivare poi a Devero.

Negli ultimi 100.000 anni la catena alpina è stata interessata da un forte raffreddamento del clima che ha causato una grande estensione dei ghiacciai.

Il momento di massima espansione della glaciazione fu quello che va sotto il nome di “Wurmiana”, quando una imponente lingua di ghiaccio, con uno spessore di circa un chilometro, occupava interamente la Val d'Ossola e tutte le sue valli laterali.

La conca di Veglia ospitava un grande ghiacciaio di circo la cui presenza è testimoniata nella forma del territorio attuale.

L'ampia conca del Veglia

Sciolti i ghiacci rimase un grande lago, successivamente interrato dall'azione di trasporto di continuo materiale da parte dei corsi d'acqua.

Nel 1872, come in tutte le zone di confine furono inviate su queste montagne le truppe alpine, per costituire dei presidi mobili a difesa di eventuali sconfinamenti stranieri; due soldati di presidio a difesa dell'Alpe Veglia, Falcetta Ratti di Mozzio e Savia di Piedimulera, scoprirono per caso lungo la discesa del Rio Mottiscia una sorgente di acqua leggermente frizzante, dal sapore particolare, molto diversa dall'acqua del piccolo torrente in cui si trova.

Il Rio Mottiscia

 

Soprattutto notarono che l'acqua della sorgente colorava di rosso ruggine le rocce circostanti, fenomeno dovuto alla presenza di grandi quantità di ferro.

L'acqua ferruginosa della sorgente

 

La mineralizzazione deriva dal lungo deflusso sotterraneo a contatto con i marmi, le corniole e le dolomie, fortemente fratturate a causa di una importante zona di taglio che prende proprio il nome di faglia del Veglia .

La presenza di minerali di ferro e di arsenico presenti nelle rocce determinano l'abbondanza di questi elementi nell'acqua della sorgente minerale.

Le acque "normali" del Rio vicino alla sorgente

 

Uno dei due soldati intuì subito l'importanza e gli eventuali sbocchi economici della scoperta, poiché due anni dopo scriveva al Sindaco di Varzo, specificando che in caso di un eventuale sfruttamento della fonte a lui fosse dovuto un compenso. Dopo alcuni anni fu liquidato con 50 lire.

La scoperta venne divulgata in seguito dal Maggiore dell'esercito Bazzetta e dal dottor Castelli, medico di Varzo.

Nel 1879, a Torino vennero eseguite le prime analisi chimiche che confermarono la presenza di una sorgente di acqua minerale definita “ottima acqua minerale acidulo ferruginosa”.

Nel 1883, il Comune di Varzo fece un accordo per la durata di nove anni, con una ditta di Torino, per l'esclusiva di raccolta, trasporto e commercio dell'acqua di Veglia.

Nel 1884, sempre a Torino, in occasione dell'Esposizione Generale Nazionale, l'acqua ottenne il riconoscimento e un premio con una medaglia d'argento per le sue proprietà tonico ricostituenti.

Intanto la fama della fonte, con la conseguente aumentata affluenza di forestieri verso il Veglia, portò alla costruzione di un primo posto di accoglienza e ristoro, il mitico albergo Monte Leone, finanziato dai soci del Club Alpino Italiano ed inaugurato il 17 agosto 1884.

L'acqua minerale dal sapore gradevole e lievemente piccante a causa delle bollicine di gas carbonico che contiene, causa un particolare senso di pizzicore sulla pelle appena viene ingerita, proprio per l'espulsione di queste bollicine.

La temperatura è di circa 7 gradi centigradi ed esce dopo contatto tra rocce calcaree e depositi morenici dell'antico ghiacciaio. Per questo viene definita come sorgente geologica.

Negli anni successivi diverse ditte si dimostrarono interessate al suo sfruttamento tra le quali anche la famosa ditta Branca di Milano, senza tuttavia giungere ad un accordo con i Comuni di Varzo e di Trasquera.

Inizialmente l'acqua aveva una portata in uscita di 300 litri ogni ora, ma nel 1907 si ebbe una diminuzione della fuoriuscita a causa delle notevoli dispersioni durante il percorso. Negli stessi anni si diede avvio alla costruzione di un secondo albergo, il Lepontino, per far fronte alla grande richiesta turistica.

Albergo Lepontino

 

Intanto gli anni passavano ma l'acqua non venne mai incanalata.

Verso la metà del secolo scorso, un albergatore provò a portare l'acqua minerale fino al proprio rifugio ma fu costretto a smantellare l'impianto.

Nel 1981 ci fu una forte scossa sismica, con epicentro proprio al Veglia, scossa che causò la scomparsa della fonte. Si rese necessario un successivo sondaggio per ripristinare il punto di deflusso dell'acqua, che tuttavia si trovò spostato di circa 80 centimetri più in basso rispetto al punto di uscita precedente.

La fonte minerale

 

Attualmente non si pensa ad uno sfruttamento industriale della sorgente anche perchè per molti mesi all'anno rimane ostruita dai materiali franosi soprastanti.

In inverno il Veglia è solo neve e silenzio.

La conca del Veglia dalla fonte minerale

 

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